Oggi ci occupiamo di un graditissimo ritorno su queste pagine; sono di nuovo con noi i Rawness Obsolete, metal band fiorentina che è riuscita a farsi largo nel panorama underground nostrano forte di due uscite discografiche (auto-prodotte) come “Nobilioribus Subterraneus” (http://www.we-rock.info/biografie/nobilioribus-subterraneus-lesordio-dei-fiorentini-rawness-obsolete/) rilasciato nel 2016 e “In Hoc Signo Vinces” EP rilasciato a Maggio di quest’anno, contenente quattro cover di quattro brani cardine del Black Metal europeo: “Vääräoppisen Tuhovärssy” dei finnici Goatmoon, “Drømmer Om Død” dei norvegesi Gorgoroth, “Likbål” degli svedesi Blodsrit e “Mourning Soul” dei tedeschi Absurd, con i rispettivi testi tradotti e interpretati in italiano. Come dicevamo, forti di questi due solidi lavori, il combo toscano è pronto a presentare il suo secondo full-lenght ufficiale dal titolo “Hic Sepultus Est“, la cui pubblicazione ufficiale è stata il 3 Dicembre (mentre le registrazioni sono state eseguite nel mese di Ottobre al Seven Studio di Calenzano, Firenze), un album che la band stessa ha descritto come «Una ode al ruggente passato della Nostra città, Firenze» e anche come «Accorato commiato ad i suoi pallidi resti, ultimo lascito di un’epoca ormai persa nel tempo.».
Il nuovo parto discografico dei Nostri si compone di sette tracce in cui il Black Metal furente e deciso del trio formato da Tyrsenos (chitarra), Malebranche (basso) e Vön Allin (batteria) si mischia ai testi raffinati e curati storicamente del vocalist Hellbanno, che forte di un cantato in italiano che in questo caso ben si presta al timbro in scream rende ancor più belligeranti e affilati i brani di questo album. Brani nei quali si attraversano le fasi storiche più importanti e conosciute dell’urbe toscana. Si parte con un brano molto carico di pathos e atmosfera, l’introduttiva “L’Alma Mia Piange“, una canzone basata su un sound che pesca a piene mani dalla musica rinascimentale trasformandosi in una dedica al compositore fiorentino Francesco Landini, uno dei più riveriti e famosi compositori della metà del quattordicesimo secolo. Un brano con cori atmosferici e quasi angelici su un tappeto melodico delicato ed elegante che spiana la strada all’immediata bordata elettrica di “Venne Il Buio” con i suoi riffs distorti e le sue ritmiche veloci abilmente alternate ad un muro sonoro più cadenzato di egual energia e potenza ma che dona movimento al brano, ottimo sostegno per le vocals acide di Hellbanno che narrano del buio periodo dell’epidemia di Peste Nera che mise in ginocchio il capoluogo toscano nel 1348. Ottimo anche l’uso di un rapido intervento vocale in clean nella seconda metà del pezzo prima della sfuriata finale. “Quando le truppe di Carlo VIII di Francia entrarono a Firenze dopo aver invaso l’Italia, la popolazione si dimostrò subito pronta a negoziarne la liberazione dalla morsa francese ricompensando il monarca con una ingente somma di denaro, ma la cui cifra non venne mai concordata. Fu allora che il Re minacciò la città con un vile ultimatum «Allora noi suoneremo le nostre trombe!» e fu allora che uno dei massimi condottieri e abili uomini politici del tempo gli rispose «E noi faremo suonare le nostre campane!». Quell’uomo era Carlo Capponi.”. Questo l’aneddoto alla base della terza traccia in scaletta “Suoneranno Le Campane” dedicata al grande condottiero rinascimentale. Anche la successiva “Ferrucci” viene dedicata ad un altro storico condottiero rinascimentale italiano: (o Ferrucci). Entrambe le canzoni presentano un muro sonoro devastante alternato, come nelle tracce precedenti, a rapidi interventi più cadenzati e definiti senza che nascano interruzioni negli arrangiamenti durante questi passaggi rivelando sempre ottime prove tecniche ed esecutive e maiuscole performance vocali. “Sic Transit Gloria Mundi“, come sono effimere le cose del mondo, questa locuzione latina estratta da un passaggio scritto nella “Imitazione Di Cristo” (“Imitatio Christi“), frase appartenente ai tempi all’ambiente ecclesiastico, più precisamente all’interno del Vaticano e che veniva ripetuta ad ogni cerimonia di investitura di un nuovo Pontefice, in questo brano, la frase fa invece riferimento alle ultime parole di Gian Gastone de’ Medici, da egli pronunciate in punto di morte, ultimo Granduca della Grande Famiglia fiorentina passato alle cronache per i suoi comportamenti dissoluti e libertini che per meriti prossimi ad altri grandi esponenti della Famiglia de’Medici. Lo stile compositivo e l’impronta di questa quinta traccia in scaletta non varia rispetto a ciò che si è già sentito nelle precedenti creando un senso di confusione vicino all’ipnotico e al lisergico che disorienta ma che non fa accusare il gruppo di essere ripetitivo nelle soluzioni, contrariamente a quanto succede nella maggior parte dei casi. Ci avviciniamo al finale con una canzone “auto-celebrativa” della band stessa intitolata “Nera Nobiltà” che sembrerebbe rievocare il titolo del debut-album dei Nostri, che si attesta subito come la migliore canzone del disco, grazie ad un guitar-working carico di esperienza e ad una ritmica perfetta e dosata. La conclusiva “Requiem” è una sentita dedica alla decadenza moderna della città natale del gruppo e una celebrazione finale della sua gloria passata. Un secondo disco di ottimo livello in cui uno degli elementi che subito salta all’occhio è la fortissima comprensione dei testi all’interno dello scream affilato delle linee vocali che permette di carpire ogni singola parola in maniera completa e definita, oltre al già citato preciso lavoro in fase compositiva di ognuno dei singoli brani, sia musicalmente che liricamente.
TRACKLIST:
- Intro / L’alma mia piange (dedica a F. Landini)
- Venne Il Buio
- Suoneranno Le Campane…
- Ferrucci
- Sic Transit Gloria Mundi
- Nera Nobiltà
- Requiem
LINE-UP:
Hellbanno – Voce
Tyrsenos – Chitarra
Malebranche – Basso
Vön Allin – Batteria
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