HIM: “Tears On Tape” Recensione Album

HIM Tears On TapeDopo la separazione dalla major Warner Music, a 3 anni dall’ ultimo “lavoro da urlo”, gli HIM finalmente ritornano col loro ottavo album intitolato “Tears on Tape”.

“Le lacrime su nastro” che vengono incise e rese immortali nei Finnovox Studios in Finlandia, si avvalgono della produzione di Hiili Hiilesmaa e il mixaggio di Tim Palmer.

Con “Tears On Tape”, un titolo di forte impatto,  Ville Valo elogia gli idoli dai quali ha sempre tratto ispirazione, omaggiando il coraggio di coloro che non hanno timore di mostrarsi al mondo senza veli. Insomma, un vero e proprio encomio alle emozioni, che sono esternate attraverso le lacrime, di dolore o di gioia.

L’album è un cocktail di suoni che non riesco ad etichettare, ma in fondo, il loro “Love Metal” è anche questo.

L’intelligenza e la furbizia di poter fare ciò che si vuole senza dover essere incastrati in schemi e costretti a mantenere determinate etichette.

C’è chi l’ha gradito e chi si aspettava un ritorno alle origini, ma una cosa è certa: questo cocktail, l’abbiamo “bevuto” tutti!

Perché? Perché con gli HIM è così, la magia che li avvolge è un incantesimo che ti “costringe” ad amarli a prescindere!!!

Un sound più aggressivo, grintoso, veloce e per certi versi allegro si è affermato con prepotenza in questo nuovo lavoro, lasciando spazio ad intro ed intermezzi alquanto inquietanti.

Le chitarre, più presenti, si sono incattivite restando però fedeli al sound tipicamente himmico. Linde regala un suono compresso e duro, grazie all’utilizzo dei Laney Valvolary, il tutto avvolto in un’atmosfera elettronica e pop ricavata dai sintetizzatori analogici e tastiere usate da Burton.

In questo album la musica grintosa e, oserei dire, allegra racchiude come sempre testi poetici e tormentati in perfetto stile decadente. Sembra, quasi un connubio nato per esorcizzare la sofferenza ed ironizzare su se stesso, una sorta di danza coi propri demoni.

Non mancano però riferimenti al romanticismo. Torna la presenza del concetto “natura”, una natura descritta in chiave romantica, capace di suscitare nell’uomo sentimenti contrastanti “a moment of calm before the storm”, molto leopardiano in “All lips go blue”.

Nell’album sono anche presenti i rumori del traffico di Sunset Boulevard.

Ci si aspettava forse più fantasia nel sound, perché non serve un ascolto attento per capire che la maggior parte dei pezzi sembra essere nata dalla fusione di album precedenti e di assoli già conosciuti in Venus Doom, (per citarne una  “I will be the end of you” che “ricicla” l’assolo dalla fantastica e incommensurabile “Sleepwalking past hope”) e non solo!!!

Anche Migè, avrebbe potuto fare molto di più e personalizzare i suoi giri di basso. Su Gas che dire… sembra essersi ripreso alla grande!!!

Infine lui, il poeta maledetto che fa vibrare le nostre anime col calore che trasuda dai suoi testi e con la profondità del suo timbro vocale da baritono basso. I nostri cuori sbalzano a ritmo dei suoi salti di ottave!

Ville Valo è vocalmente cresciuto ed è in grado di utilizzare la sua voce in tonalità sicuramente più alte e pare si stia fermando, sulla scia di Screamwork (album precedente, in cui pazzesco era il suo scream), proprio su quelle.

L’album vanta pezzi del calibro di “WLSTD” che personalmente ho apprezzato maggiormente sia per la linea vocale sia per le sonorità più goth.

Ottima anche “Love without tears” che ci travolge con la sua infinita dolcezza, senza particolari note invece “Hearts of war” e “Drawn quartered”.HIM

Tears On Tape”, singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, è un’altra traccia dolce e tremendamente commerciale. Vanta un videoclip alquanto enigmatico in cui Valo mostra ancora una volta la sua vasta cultura introducendo, stavolta, “il linguaggio degli angeli”.

L’album comprende anche tracce meramente strumentali e alcuni riarrangiamenti di vecchi successi della band finlandese.

Tears on tape credo conquisterà anche il mercato italiano.

Non so se ci sarà un vero e proprio ritorno alle origini, anche perché la band sta mostrando voglia di evolversi e sperimentare. Quindi ogni confronto col passato perde di significato perché nessun album, nel genere, è stato esattamente uguale all’altro. Sono in continua evoluzione e ogni comparazione è destinata a soccombere se abbiamo in mente come punto di riferimento l’impareggiabile  “Venus Doom”!!!

Deborah Daniele

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