Il progetto YERBADIABLO, nasce nel 2010, concepito come una one-man band.
Nel mese di agosto 2012, iniziano il lavori di registrazione per l’album di debutto: “Jester In Brick Lane”, album è nato dalla collaborazione tra il fondatore del progetto Yerbadiablo, Nik (voce, chitarre, basso , synth), il produttore Luca Gomedi e numerosi ospiti speciali. Inaspettatamente acclamato dalla critica grazie della sua natura eclettica e sperimentale.
Pochi mesi dopo l’uscita di “Jester…” (dicembre 2012), rilasciato dall’etichetta (il)logic Records, Yerbadiablo inizia a lavorare su nuove canzoni con una totalmente rinnovata line- up:
Pol (basso, voce, chitarre, percussioni, effetti sonori)
Elvis (chitarre, cori, percussioni)
Gomez (batteria, percussioni).
Da questo momento, si può cominciare a parlare di un vero e proprio gruppo.
Dopo un anno trascorso a comporre e registrare 13 brani, la band annuncia l’uscita del secondo album , intitolato “It Doesn’t Work” (uscito per Atomic Stuff Records il 17 Dicembre 2013).
Si tratta di una profonda e attenta analisi del mondo che stiamo vivendo, la violenza, la distruzione , l’inquinamento , l’ingiustizia , il dominio , l’inciviltà , l’alienazione, l’intolleranza, la paura … questi sono gli aspetti più tangibili dello scenario che l’umanità sta vivendo, uno scenario che abbiamo creato noi stessi, con le nostre mani, con la nostra ignoranza, con il nostro egoismo , la nostra apatia , la nostra arroganza!
I contenuti sono gli stessi del precedente lavoro , ma, mentre “Jester In Brick Lane” ha un taglio più negativo, “It Doesn’t Work” mostra quel barlume di speranza in lontanza, quello spiraglio di salvezza quasi impercettibile.
Domanda: «Che sia cambiato qualcosa?» La risposta è facile… «NO!»
Diversi eventi importanti hanno avuto luogo negli ultimi anni.
Giusto per ricordarne alcuni: il disastro nucleare di Fukushima (Marzo 2011), la primavera araba (dicembre 2011), le insurrezioni in Brasile durante la Confederation Cup (giugno 2013), lo scandalo Datagate (giugno 2013), la crisi economica europea (ormai cronica), il crescente movimento Anonymous… tutti eventi con un precisa data iniziale ma senza ancora una data finale.
Ovviamente, tutto terreno fertile, per la band, che senza rendersene conto, grazie soprattutto all’energia scatenata da questa sequela di eventi su scala globale, si è trovata a dar vita ad un album fortemente influenzato da questi fatti.
Influenza che ha caratterizzato tutto il processo creativo dell’album, sostenedone il suo naturale sviluppo.
“It Doesn’t Work” è un album davvero multiforme. Un crescendo caleidoscopico di sperimentazioni, richiami onirici e suoni che emanano ribellione ad ogni nota, ad ogni accordo, con un chiaro messaggio di libertà, anche stilistica, espressività senza compromessi, stili musicali differenti, testi sia in inglese che in spagnolo.
L’album, nel complesso, è un lavoro roccioso, una risposta viscerale a quegli impulsi primordiali e a quelle emozioni più profonde che escono da ogni prevedibile logica.
Troviamo al suo interno un mix ammiccante di suoni punk, psichedelia , echi noise, incursioni blues, contaminazioni fusion, rimandi tribali e stoner, con testi irriverenti ed evocativi.
Un album che getterà l’ascoltatore in un vortice di sentimenti contrastanti, suggerendogli diverse interpretazioni.
Per questo, non dirò nulla di più, eviterò di descrivere i vari brani, così da lasciare, a chi ascolterà, la libertà di interpretarne personalmente il contenuto senza essere influenzato, o influenzata, da pareri soggettivi.
Una cosa però è certa: la qualità di questo lavoro è garantita!
“It Doesn’t Work” sarà apprezzato (posso assicurarvelo) da tutti coloro che portano dentro di se quell’ideale di libertà nel suo significato più ampio!
Se volete saperne di più sulla band e sulla discografia:
Daniele Vasco